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Idee per la Sanità del Lazio

Il Servizio Sanitario Nazionale Italiano è universale e garantisce a tutti l’assistenza sanitaria gratuita, fondandosi sulla medicina di famiglia, sulla continuità assistenziale territoriale , sul Pronto Soccorso, sulla specialistica ambulatoriale  e sulla Rete Ospedaliera.

La spesa per il Servizio Sanitario Regionale del Lazio è pari al 78% del bilancio regionale. L’aumento progressivo dell’età media della popolazione italiana, con un’aspettativa di vita di 79 anni per gli uomini e di 84 anni per le donne, ha condotto l’Italia ad essere il Paese più longevo d’Europa, concorrendo peraltro ad  aumentare anche la spesa sanitaria.

Prima di proporre le idee per la Sanità del Lazio, esaminerò le criticità del Sistema Sanitario Nazionale, prospettando le riforme necessarie.

Il carattere universale della Sanità Pubblica Italiana ha meritato all’Italia il 2° posto, subito dopo la Francia, nella classifica OMS su 196 Paesi, ma se il bene Salute non ha prezzo, la Sanità ha un costo elevato e le risorse disponibili devono essere ben spese, secondo i principi dell’economicità di gestione.

La prima idea: gli Ospedali d’Eccellenza.

In alcune Regioni, soprattutto del Centro-Sud d’Italia, ci sono troppi Ospedali generalisti in rapporto alla popolazione residente: molti Comuni  hanno voluto il proprio Ospedale, per dare ai cittadini la possibilità di essere ricoverati vicino casa, senza doversi allontanare e,con essi, i loro familiari. E’ una idea sbagliata e pericolosa: oggi non ha più senso mantenere Unità Operative di Medicina e di Chirurgia  Generale nei numerosi Ospedali esistenti nelle Regioni, perché è dimostrato che i migliori risultati terapeutici sono raggiunti dalle “Equìpes” altamente specializzate in un’unica specialità medico-chirurgica.

  Ad esempio, un’Equìpe chirurgica è altamente specializzata in Chirurgia Tiroidea se esegue più di 30 Tiroidectomie totali all’anno, un’altra è altamente specializzata in Chirurgia Gastrica se esegue più di 30 Gastrectomie totali all’anno, mentre in Chirurgia della Mammella l’alta specializzazione richiede più di 50 interventi all’anno per il singolo operatore. Oggi la scienza medica progredisce così rapidamente che un medico non può garantire ad un paziente il miglior trattamento possibile se non in una o due specialità della Medicina e Chirurgia. Ad esempio, un medico sarà tra i migliori specialisti per il trattamento del Diabete, un altro per l’Ipertensione arteriosa, un altro ancora per l’Osteoporosi, mentre un chirurgo sarà tra i migliori per la chirurgia della Tiroide, un altro per la chirurgia della Mammella, un altro ancora per la chirurgia gastrica e così via. Gli Ospedali generalisti di zona dovranno essere sostituiti dai Centri di Eccellenza, dotati di strutture recettive adiacenti per l’ospitalità dei familiari. Il passaggio dalla cultura dell’ “Ospedale vicino casa” alla cultura dell’Ospedale d’Eccellenza ci consentirà di migliorare i risultati terapeutici e di risparmiare risorse preziose.

La seconda idea: la degenza post-trattamento.

Gli Ospedali d’Eccellenza devono servire per il trattamento dei pazienti “acuti”.

Dopo il trattamento medico-chirurgico di una patologia “acuta”, i pazienti devono essere trasferiti in Reparti di prossimità, dove un posto letto costa molto meno, pur essendo garantita la continuità di cura, per lasciare il posto letto “d’eccellenza” ad un nuovo paziente da trattare per una patologia “acuta”.

La terza idea: l’appropriatezza diagnostica.

Oggi i medici richiedono troppi esami diagnostici, in particolare TC e RM, che nell’80% dei casi risultano negativi. Spesso vengono richiesti esami diagnostici senza prima visitare i pazienti. Una visita medica accurata e completa permette di evitare esami diagnostici inutili e di richiedere soltanto gli esami necessari a confermare la diagnosi. Il medico deve visitare i pazienti: l’anamnesi e l’esame obbiettivo consentono di arrivare alla diagnosi in più del 90% dei casi.

La conferma della diagnosi dev’essere affidata ad un esame diagnostico mirato.

Il “check-up” di prevenzione medica dev’essere fondato su una visita medico-chirurgica completa e su pochi esami diagnostici scelti sulla base dell’anamnesi e dell’esame obbiettivo del paziente.  

La quarta idea: la mutualità integrativa.

Ancora oggi la spesa sanitaria privata delle famiglie italiane è valutabile in 35 miliardi di Euro all’anno, pari al 2% del PIL ed al 20% della spesa sanitaria totale. Il 57% di tutte le visite specialistiche è pagato di tasca propria dai cittadini, i quali pagano le tasse per l’assistenza sanitaria pubblica e pagano di nuovo per le visite specialistiche: il pagamento plurimo per le stesse prestazioni è assolutamente da bandire.

I cittadini hanno però il diritto di scegliere lo specialista di propria fiducia e di essere curati oppure operati da quello specialista. Non sempre la scelta del paziente è fondata su criteri oggettivi di qualità e professionalità dello specialista prescelto, perché spesso il paziente assume informazioni parziali e giudizi soggettivi che possono non corrispondere alla realtà. Ai fini della trasparenza e del controllo di qualità delle prestazioni, è indispensabile controllare tutte le cartelle cliniche ( e non soltanto il 2% di esse come succede adesso) e pubblicare in Internet i risultati ottenuti da tutte le Unità Operative operanti in Italia.     

Al fine di rendere più efficiente il Servizio Sanitario Pubblico, ben venga l’integrazione con il Privato e con l’attività libero-professionale intramoenia, purchè i cittadini non debbano pagare di tasca propria le prestazioni ma siano garantiti dai Fondi Sanitari Integrativi.

Con il Decreto del Ministero della Salute del 17/03/2008 è stata istituita l’Anagrafe dei Fondi e ne sono stati già censiti più di 500.

In sede di contrattazione collettiva, è auspicabile che le Aziende assicurino a tutti i lavoratori ed alle loro famiglie l’attivazione dei Fondi Sanitari Integrativi per le prestazioni sanitarie non incluse nei L.E.A. ed anche per quelle incluse nei L.E.A. ma per le quali i lavoratori ed i propri familiari vogliano avvalersi del diritto della libera scelta del Medico.

Per i lavoratori autonomi ed i loro familiari, è auspicabile agevolare la stipula di un’Assicurazione , grazie al sistema delle deduzioni fiscali, già previste fino ad un massimale di  Euro 3615 all’anno.

I professionisti, accreditati presso il Servizio Sanitario Nazionale, potranno convenzionarsi con le Assicurazioni e con i Fondi Sanitari Integrativi al fine di offrire  a tariffe agevolate  le prestazioni sanitarie comprese nella propria  specializzazione.

La quinta idea: il riconoscimento giuridico dell’atto medico-chirurgico.

Il chirurgo che incide la cute del paziente con il bisturi compie una lesione dell'integrità fisica della persona!

Sembra incredibile, ma ancora oggi vige il codice penale Rocco, per cui un colpo di bisturi è assimilabile ad una coltellata! Soltanto il consenso informato, liberamente e validamente espresso dal paziente, evita al chirurgo l'incriminazione per il reato di lesione personale.

All'epoca in cui fu emanato il codice penale Rocco non era ancora iniziata la moderna chirurgia,che si sviluppò durante la II guerra mondiale, e quindi non era previsto l'atto chirurgico.

E’ iniziata la  XIX Legislatura senza che sia stato definito l'atto chirurgico nella legislazione italiana!

E' urgente e fondamentale, per i medici e per i pazienti, che l'atto chirurgico non sia più considerato una lesione personale, ma che sia definito giuridicamente. 

Questa grave lacuna della legislazione italiana determina un enorme contenzioso nel rapporto medico-paziente con conseguenze negative soprattutto per i pazienti, i quali, per fare un esempio, invece di essere operati di asportazione di un tumore, potrebbero essere avviati alla terapia oncologica, che, se non è associata alla chirurgia,è spesso palliativa. 

Il Parlamento Italiano dovrà approvare una norma che stabilisca che l'atto chirurgico NON è una lesione dell'integrità fisica della persona ma è un atto terapeutico!

 
Prima di presentare le mie idee di riforma della Sanità regionale del Lazio, esamino le linee d’investimento del P.N.R.R.:

Component 1 (M6C1), alla quale sono stati destinati 7 miliardi di euro. Tale componente si articola in una riforma e in tre linee  di investimento da attuare entro la metà del 2026, per potenziare i servizi assistenziali territoriali con i punti di riferimento per la risposta ai bisogni di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per la popolazione.

Delle tre linee di investimento:

  • L’investimento 1.1 (2 miliardi di euro): “Case della Comunità e presa in carico della persona” prevede l’attivazione di 1.350 Case della Comunità, per promuovere e realizzare progetti di salute con particolare attenzione alle condizioni legate alla cronicità e alla fragilità del paziente.
  • L’investimento 1.2 (4 miliardi di euro): “Casa come primo luogo di cura e telemedicina” mira alla presa in carico domiciliare del 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti, nell’assistenza domiciliare la telemedicina avrà progressivamente un ruolo strategico. In tale investimento rientrano l’istituzione delle 600 Centrali Operative Territoriali (COT) che coordinano a livello di distretto la presa in carico della persona e raccorda tra di loro i servizi e i professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali, con l’obiettivo di assicurare continuità, accessibilità e integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria sette giorni su sette. L’investimento ricomprende il Portale della trasparenza, al quale sono destinati 25 milioni per l’aggiornamento con l’obiettivo di rilevare i bisogni di salute su base territoriale e orientare la gestione dei servizi per le esigenze reali degli utenti.
  • L’investimento 1.3 (1 miliardo di euro): “Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (Ospedali di Comunità)” che mira all’attivazione di 400 Ospedali di Comunità, per pazienti che necessitano di interventi sanitari a media-bassa intensità clinica e degenze di breve durata, l’ospedale di comunità ha una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri impropri e di favorire le dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere dei fabbisogni assistenziali, di stabilizzazione clinica e di recupero funzionale dell’autonomia.

Alle misure della Component 1 si affiancano gli investimenti della Component 2 (M6C2) orientati a sviluppare una sanità pubblica che valorizzi gli investimenti nel sistema salute in termini di risorse umane, digitali, strutturali, strumentali e tecnologiche. All’interno della Component 2, alla quale sono stati destinati 8,63 miliardi di euro, sono individuate 1 riforma e 2 misure da attuare entro la metà del 2026.

Gli obiettivi sono tesi a garantire un’evoluzione significativa delle modalità di assistenza sanitaria nella qualità e nella tempestività delle cure; nonché a valorizzare il ruolo del paziente come parte attiva del processo clinico-assistenziale.

Misura 1 – Aggiornamento tecnologico digitale

  • Investimento 1.1 (4.052.410,00 miliardi di euro) “Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero”: prevede con l’acquisto di 3.133 nuove grandi attrezzature per diagnosi e cura ad alto contenuto tecnologico, la digitalizzazione di 280 sedi DEA I e II livello
  • Investimento 1.2 (1.368.851.083,58 miliardi di euro) “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”: miglioramento strutturale nel campo della sicurezza degli edifici ospedalieri, adeguandoli alle vigenti norme in materia di costruzioni in area sismica
  • Investimento 1.3 (1.672.539.999,93 miliardo di euro) “Rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione l’analisi dei dati e la simulazione: l’investimento mira a garantire una maggiore capacità di governance e programmazione sanitaria guidata dalla analisi dei dati, nel pieno rispetto della sicurezza e della tutela dei dati e delle informazioni e a favorire il trasferimento tecnologico per il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico; per una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza

Misura 2 – Formazione, ricerca scientifica e trasferimento tecnologico

  • Investimento 2.1 (524.140.000,00 euro) Valorizzazione e potenziamento ricerca biomedica del SSN per rafforzare la ricerca scientifica in ambito biomedico e sanitario
  • Investimento 2.2 (737.600.00,00 euro) Sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario con specifici programmi di formazione per il personale medico e amministrativo che prevede: 2.700 borse di studio aggiuntive per corsi di medicina generale ; un piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere per 290.000 partecipanti; un Progetto formativo per acquisizione di competenze di management per 6.500 professionisti del SSN; 4.200 contratti di formazione specialistica aggiuntivi per un ciclo completo di studi (5 anni) a partire dal 2020.

 

Idee per la Sanità del Lazio:

1)    Ospedali di Eccellenza al posto degli Ospedali di Comunità: il paziente sintomatico dev’essere visitato dal medico di famiglia o dal medico di fiducia, la diagnosi clinica dev’essere confermata con pochi esami diagnostici, il trattamento medico o chirurgico dev’essere attuato in tempi brevi in un centro d’eccellenza per quella specifica patologia.

2)    Ricovero dei pazienti in Reparti di prossimità a basso costo dopo il trattamento attuato nei centri d’eccellenza .

3)    Potenziamento dei servizi offerti dai Medici di famiglia e dalle Farmacie.

4)    Decongestionamento del Pronto Soccorso, affinchè le lunghe attese sulle barelle siano soltanto un drammatico ricordo del passato.

5)     Riduzione delle liste d’attesa mediante l’appropriatezza diagnostica e la telediagnostica.

Vito D’Andrea

 http://www.Quirinale.it/elementi/dettaglioonorificenze.aspx?decorato=185714